Periodo grigio
Cos'hai
fatto ieri?
Niente
di che, e tu?
Ecco
quel “niente di che” risuona nella mia testa come un qualcosa di meraviglioso.
Guardo
sul lato del divano quella pila di 150 verifiche che attendono di essere
corrette entro domani e penso a quanto io sia totalmente innamorata e
incuriosita dai periodi grigi, di tutti.
Per
periodo grigio intendo “niente di che”, quando le persone non sono intente a fare
qualcosa. Quando non si lavora, quando non si sta facendo alcunché di specifico
e organizzato, quando non si è da qualche parte, quando non si è intenti a
vivere un’emozione intensa, felice o triste che sia.
Ricordo
che a vent'anni di questo “niente di che” ne avevo il terrore fobico!
Il
periodo grigio significava noia, niente, negatività, apatia, sofferenza, ed
ecco che per un sorta di corrente opposta e contraria che m’investiva, diventavo
bulimica di esperienze, fatti e sensazioni. Non potevo starmene lì così a
lasciarmi vivere mentre la vita, quella vera, scorreva inesorabile e piena
oltre me.
Era molto faticoso, me ne rendo conto.
Sorrido
perché alcune mie coetanee che sono già al terzo figlio mi dicono che quei
momenti grigi sono ora una benedizione… averne uno ogni tanto! Sospirano con quel
sorriso di felice, ma devastante, stanchezza.
In
questi ultimi anni sono diventata una divoratrice quieta di momenti grigi, miei
e altrui. Mentre prima le telefonate con gli amici dopo una serata, magari un
sabato sera intrigante e scoppiettante erano: “devi raccontarmi tutto di ieri, subito!” ora sono
più attratta da come trascorreranno una lenta domenica, magari piovosa. Come
questa. Come oggi.
Mi intrigano i dopo pranzo dormicchianti, i dopo cena noiosi,
i pomeriggi delle coppie dalle storie di lungo corso, i periodi di ripresa dopo
i periodi di stress.
Mi
piace la sensazione solomia di quando finisce un libro, un programma, un
concerto, un viaggio, un atto d’amore, un incontro con gli amici, una festa,
una lotta col cane.
La scena è finita, le luci si spengono e gli attori si
fumano una sigaretta sul retro del teatro.
Io
che ho sempre amato le tempeste, sgrano gli occhi curiosa e felice di fronte
alla quiete….
…
e anche, leggermente inorridita, di fronte a quell'errore che ho appena visto
sul foglio della prima verifica in cima alla pila!
Im: Pascal Campion, Points of Views
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