Parigi, più di dieci anni fa. Era un pomeriggio piuttosto piovoso e io ero in giro da sola. Avevo accompagnato nella città il mio compagno di allora che era lì per lavoro. Quel pomeriggio lui aveva una riunione e la cena nell’azienda e quindi io ero in giro a fare “la flâneur” e avevo deciso di visitare il cimitero di Montparnasse per salutare Baudelaire, Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir e Marguerite Duras. Ombrellino, cappotto, stivali e mi ero persa in quel luogo ad ammirare i sepolcri dei miei miti letterari. Si era fatta sera e stavo tornando in hotel per cambiarmi e cercare un posto dove cenare, quando avevo deciso di tagliare per una vietta nascosta e laterale. Gli edifici erano tutti simili, tranne che per una vetrina color lilla e verde menta che aveva subito attirato la mia attenzione. Non aveva l’insegna, ma era chiaramente un piccolo bistrot. Stavo cercando di guardare dentro quando una signora sulla cinquantina dal fascino parigino mi aveva aperto la porta e invitata a entrare. C’erano pochi tavolini, se non ricordo male, forse tre o quattro, due erano occupati. Io mi sono seduta in quello con la panca rosa imbottita, accanto alla finestra. Non era un posto per turisti.
La signora, di cui non ricordo il nome, ma solo i riccioli castani avvolti in un foulard verde e i grandi orecchini d’argento stava cercando di elencarmi le pietanze ma, per nostra fortuna, io non parlo mezza parola di francese. Allora, le dissi un semplice: fai tu! Si era illuminata dalla gioia. Faceva tutto lei: accoglieva i clienti, serviva ai tavoli e cucinava. E faceva tutto con un amore e un eleganza spettacolari. Mi sentivo a casa di una vecchia amica.
Mi arrivò una ciotola in coccio, con dentro una pietanza calda, dall’aspetto e dall’odore capii subito che si trattava di una zuppa di cipolle. Calda, saporita, buonissima. L’avevo gustata lentamente, guardando fuori la pioggia che bagnava la città e i parigini senza ombrello. La signora del bistrot mi sorrideva e in poche parole mi aveva anche raccontato la sua storia. Che non avevo capito. Ma avevo ascoltato.
Quella sera, tornai alla stanza con il sapore di una giornata parigina. Mi ero sentita al posto giusto nel momento giusto. Non mi capita spesso.
Come ho detto, non ricordo il nome della signora e purtroppo nemmeno del bistrot. Non ricordo la via, né altro. Solo quella vetrina colorata, e il calore e la bellezza di quella zuppa e dell'affascinante signora francese.
Direi che è già un gran bel ricordo!



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